Ilaria Paparoni
lunedì 21 luglio 2014
martedì 24 giugno 2014
domenica 11 maggio 2014
giovedì 8 maggio 2014
Partnership al progetto 2
Qualche giorno fa ho contattato il mio secondo cliente, la dottoressa Carla Maria Carlevaris, psicoterapeuta e arteterapeuta presso l'ospedale Bambin Gesù di Roma; ha studiato al Goldsmith's College di Londra ed è membro del direttivo APIArT, Associazione Italiana Professionale Italiana Arte Terapeuti.
La dottoressa mi ha parlato soprattutto degli ambienti interni dove si effettua l'arteterapia e delle necessità dei pazienti; gli spazi devono essere adeguati al tipo di arte che vi si svolge ed in base proprio all'attività essi cambiano sia dal punto di vista dell'ampiezza, sia dal punto di vista funzionale.
Mi ha spiegato inoltre che devono essere presenti anche sale di consultazione individuali per l'interazione tra l'arteterapeuta e il paziente.
La dottoressa Carlevaris è stata molto gentile e si è resa disponibile per ulteriori domande e chiarimenti durante l'intera fase di progettazione del centro.
domenica 4 maggio 2014
Partnership al progetto
Dopo una lunga serie di email inviate ad associazioni e scuole di arteterapia di Roma, ho finalmente trovato una persona molto disponibile alla collaborazione, il Dottor Alessandro Tamino, psicoterapeuta nonché arteterapeuta da diversi anni, direttore della scuola di Arti Terapie situata a piazza Bologna.
Il dottor Tamino si è presentato da subito molto interessato all'argomento e soprattutto incuriosito.
Il primo consiglio che mi ha dato riguarda il rapporto del centro di arteterapia con il contesto; a tal proposito mi ha parlato di una comunità terapeutica di Ciampino. Essa è situata in un complesso in mezzo al verde, dotato di tutte le necessità, ma chiuso verso l'esterno. Ci deve essere invece un avvicinamento dei pazienti al contesto ed alla collettività ed un'integrazione con essi. Dopo il terremoto de L'Aquila, il dottor Tamino iniziò ad organizzare dei gruppi di arteterapia nella città suddetta, ma in mancanza di spazi adeguati decise di organizzarli in un bar di un centro commerciale; ciò ha prodotto rapporti diretti tra i pazienti e la comunità.
Il progetto quindi non deve essere isolato e chiuso con il contesto, ma deve essere uno spazio che non riguardi solo la disabilità ma che abbia anche altre funzioni, che si relazioni con l'esterno e che "sia preposto a stimolare la creatività a fini relazionali della comunità in cui è collocato".
Un ulteriore appunto va fatto all'esposizione delle opere realizzate: non deve esserci nessuna sala espositiva in quanto "l'arte è un percorso finalizzato allo stimolo della creatività, non all'oggettività dell'arte" dice il dottor Tamino. Ha aggiunto poi una nota sul colore degli ambienti, citando la psicoanalista russa Sabine Spielrein, la quale sosteneva che essi dovevano essere bianchi o color avorio, in quanto erano i pazienti a riempire la stanza di colore.
Per ciò che riguarda l'utenza essa deve essere sia di soggetti individuali sia di soggetti istituzionali come ad esempio la scuola; il dottor Tamino qualche anno fa ha organizzato una collaborazione tra i pazienti del centro di arteterapia e gli anziani del centro anziani portandoli in numerose scuole elementari, producendo risultati molto soddisfacenti nei pazienti.
Dopo quest'interessante intervista, che è stata più una piacevole chiacchierata, il dottor Tamino mi ha risolto molti dubbi sull'argomento e lo ringrazio ancora per la collaborazione.
domenica 27 aprile 2014
Ricapitolando...
Dopo la revisione con Rosetta ed il professore di mercoledì, mi è stato consigliato di cambiare area di progetto; quindi ho abbandonato la mia vecchia area 48 per la nuova area 4, situata ai piedi di Villa Glori, in un ambiente più tranquillo e consono al mio programma (centro di arteterapia). Ho svolto qui un'analisi sintetica dell'area.
domenica 6 aprile 2014
Centraal Beheer corporate offices, Herman Hertzberger
Apeldorn 1968-72
Fare Spazio, lasciare spazio.
"I dream of a world in which architects make neutral things that inspire the people who use them to do something with them. But if that world ever comes, it won't need architects."
Herman Hertzberger è nato nel 1932 ad Amsterdam, fu allievo di A. Van Eyck con cui lavora nel contesto del Team X e nella rivista Forum.
Negli anni Settanta sviluppa una propria teoria paragonata, richiamandosi alle teorie linguistiche di F. de Saussure, al rapporto che intercorre tra linguaggio e parola, ossia l'architetto deve fornire agli utenti una struttura di base che essi possono adattare ai propri bisogni ed esigenze. Le sue architetture sono concepite come microcosmi autonomi, città nella città, stimolanti per chi ne fruisce.
Il Centraal Beheer è un edificio per uffici situato appena fuori il centro di Apeldoorn, cittadina che ha assunto un ruolo importante dai primi anni 60 e situata ad appena 60 km da Utrecht.
Nel progetto originale era previsto un tunnel pedonale che collegasse l'edificio con la stazione ferroviaria e quindi con il nuovo centro dello shopping; questo passaggio non fu realizzato ed il progetto rimase in una posizione isolata rispetto alla vita cittadina.
Hertzberger parte da un modulo-ufficio di 3x3 m, flessibile in base all'uso che se ne richiede, e lo moltiplica 4 volte lasciando nel mezzo un percorso di collegamento "a croce"; crea quindi un sistema di cubi tra loro collegati e nei vuoti che si vengono a formare egli inserisce i percorsi interni, creando una sorta di labirinto, illuminati da una luce zenitale, che hanno anche la funzione di spazio collettivo. Questo perchè ogni dipendente deve essere facilmente raggiungibile dagli altri e per migliorare le relazioni fra il personale.
Form follows human needs: Interazione fra la persona e l'edificio, è proprio questo il BANG del progetto di Hertzberger. Egli costituisce una struttura di base che verrà poi modificata ed adeguata in base alle esigenze, ossia alla base vi è l'idea di fare spazio e lasciare spazio; il gioco degli scacchi è l'esempio lampante di come noi fissiamo delle regole senza privarci della libertà di azione.
Importanza viene data poi al carattere che assume ogni ambiente in base alle persone che vi si trovano; è per questo che lascia l'edificio spoglio e grigio; incentiva la caratterizzazione dello spazio da parte delle persone.
Nel suo libro Lezioni di architettura, pubblicato nel 1996, egli dice che questo edificio era nato come espressione spaziale del bisogno di un ambiente di lavoro più umano, era un passo verso una maggiore responsabilità degli utenti; si rende conto poi che negli anni 70 vi fu l'apice dell'espressività individuale e che invece oggi le persone sono più inclini a conformarsi.
Fare Spazio, lasciare spazio.
"I dream of a world in which architects make neutral things that inspire the people who use them to do something with them. But if that world ever comes, it won't need architects."
Herman Hertberger
Negli anni Settanta sviluppa una propria teoria paragonata, richiamandosi alle teorie linguistiche di F. de Saussure, al rapporto che intercorre tra linguaggio e parola, ossia l'architetto deve fornire agli utenti una struttura di base che essi possono adattare ai propri bisogni ed esigenze. Le sue architetture sono concepite come microcosmi autonomi, città nella città, stimolanti per chi ne fruisce.
Il Centraal Beheer è un edificio per uffici situato appena fuori il centro di Apeldoorn, cittadina che ha assunto un ruolo importante dai primi anni 60 e situata ad appena 60 km da Utrecht.
Nel progetto originale era previsto un tunnel pedonale che collegasse l'edificio con la stazione ferroviaria e quindi con il nuovo centro dello shopping; questo passaggio non fu realizzato ed il progetto rimase in una posizione isolata rispetto alla vita cittadina.
Hertzberger parte da un modulo-ufficio di 3x3 m, flessibile in base all'uso che se ne richiede, e lo moltiplica 4 volte lasciando nel mezzo un percorso di collegamento "a croce"; crea quindi un sistema di cubi tra loro collegati e nei vuoti che si vengono a formare egli inserisce i percorsi interni, creando una sorta di labirinto, illuminati da una luce zenitale, che hanno anche la funzione di spazio collettivo. Questo perchè ogni dipendente deve essere facilmente raggiungibile dagli altri e per migliorare le relazioni fra il personale.
Form follows human needs: Interazione fra la persona e l'edificio, è proprio questo il BANG del progetto di Hertzberger. Egli costituisce una struttura di base che verrà poi modificata ed adeguata in base alle esigenze, ossia alla base vi è l'idea di fare spazio e lasciare spazio; il gioco degli scacchi è l'esempio lampante di come noi fissiamo delle regole senza privarci della libertà di azione.
Al centro del complesso vi sono grandi spazi collettivi e gli ingressi sono disposti in base al contesto in cui si trova l'edificio, migliorando l'integrazione con l'esterno.
Plan of entrance level |
Plan of top level |
Section |
Particolare sezione |
Importanza viene data poi al carattere che assume ogni ambiente in base alle persone che vi si trovano; è per questo che lascia l'edificio spoglio e grigio; incentiva la caratterizzazione dello spazio da parte delle persone.
Nel suo libro Lezioni di architettura, pubblicato nel 1996, egli dice che questo edificio era nato come espressione spaziale del bisogno di un ambiente di lavoro più umano, era un passo verso una maggiore responsabilità degli utenti; si rende conto poi che negli anni 70 vi fu l'apice dell'espressività individuale e che invece oggi le persone sono più inclini a conformarsi.
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