domenica 27 aprile 2014

Ricapitolando...


Dopo la revisione con Rosetta ed il professore di mercoledì, mi è stato consigliato di cambiare area di progetto; quindi ho abbandonato la mia vecchia area 48 per la nuova area 4, situata ai piedi di Villa Glori, in un ambiente più tranquillo e consono al mio programma (centro di arteterapia). Ho svolto qui un'analisi sintetica dell'area.


domenica 6 aprile 2014

Centraal Beheer corporate offices, Herman Hertzberger

Apeldorn 1968-72
Fare Spazio, lasciare spazio.


"I dream of a world in which architects make neutral things that inspire the people who use them to do something with them. But if that world ever comes, it won't need architects."
Herman Hertberger
Herman Hertzberger è nato nel 1932 ad Amsterdam, fu allievo di A. Van Eyck con cui lavora nel contesto del Team X e nella rivista Forum.
Negli anni Settanta sviluppa una propria teoria paragonata, richiamandosi alle teorie linguistiche di F. de Saussure, al rapporto che intercorre tra linguaggio e parola, ossia l'architetto deve fornire agli utenti una struttura di base che essi possono adattare ai propri bisogni ed esigenze. Le sue architetture sono concepite come microcosmi autonomi, città nella città, stimolanti per chi ne fruisce. 


Il Centraal Beheer è un edificio per uffici situato appena fuori il centro di Apeldoorn, cittadina che ha assunto un ruolo importante dai primi anni 60 e situata ad appena 60 km da Utrecht.
Nel progetto originale era previsto un tunnel pedonale che collegasse l'edificio con la stazione ferroviaria e quindi con il nuovo centro dello shopping; questo passaggio non fu realizzato ed il progetto rimase in una posizione isolata rispetto alla vita cittadina.

Hertzberger parte da un modulo-ufficio di 3x3 m, flessibile in base all'uso che se ne richiede, e lo moltiplica 4 volte lasciando nel mezzo un percorso di collegamento "a croce"; crea quindi un sistema di cubi tra loro collegati e nei vuoti che si vengono a formare egli inserisce i percorsi interni, creando una sorta di labirinto, illuminati da una luce zenitale, che hanno anche la funzione di spazio collettivo. Questo perchè ogni dipendente deve essere facilmente raggiungibile dagli altri e per migliorare le relazioni fra il personale.


Form follows human needs: Interazione fra la persona e l'edificio, è proprio questo il BANG del progetto di Hertzberger. Egli costituisce una struttura di base che verrà poi modificata ed adeguata in base alle esigenze, ossia alla base vi è l'idea di fare spazio e lasciare spazio; il gioco degli scacchi è l'esempio lampante di come noi fissiamo delle regole senza privarci della libertà di azione.
Al centro del complesso vi sono grandi spazi collettivi e gli ingressi sono disposti in base al contesto in cui si trova l'edificio, migliorando l'integrazione con l'esterno.

Plan of entrance level



Plan of top level

Section

Particolare sezione



Importanza viene data poi al carattere che assume ogni ambiente in base alle persone che vi si trovano; è per questo che lascia l'edificio spoglio e grigio; incentiva la caratterizzazione dello spazio da parte delle persone. 





Nel suo libro Lezioni di architettura, pubblicato nel 1996, egli dice che questo edificio era nato come espressione spaziale del bisogno di un ambiente di lavoro più umano, era un passo verso una maggiore responsabilità degli utenti; si rende conto poi  che negli anni 70 vi fu l'apice dell'espressività individuale e che invece oggi le persone sono più inclini a conformarsi.




Gli anni del linguaggio: 1968-77

Architettura e modernità, A. Saggio

Parte quinta


Nuove libertà


Questo periodo è caratterizzato dall'idea di libertà, dalla liberazione della donna alla contemporanea lotta per i diritti delle minoranze; questo tema si diffonde in tutti i campi, sia nella musica, sia nella psicologia con il successo della psicoanalisi.
Herbert Marcuse nel 1969 scrive An Essay of liberation, dove parla di una liberazione interiore della persona attraverso la psicologia, la musica e dall'allargamento del benessere; la dimensione artistica assume un ruolo cruciale in questa fase.

Nel settore del design tale idea di una vita diversa e libera si manifesta attraverso forme, tessuti e colori nuovi; in architettura questo processo è più lento ma segna già a partire dagli anni '70 alcuni esiti.

Nel 1971 John Johansen progetta il Mummers Theater ad Oklahoma City, dove alla base vi è l'idea di dare corpo ad una musica che esplode nello spazio; il teatro è composto da varie parti connesse da tubi. "[...] l'edificio, nel senso tradizionale del termine, non esiste più. La vecchia scatola è stata smantellata, e le sue parti immagazzinate vengono riesumate quando occorre" scrive Bruno Zevi.
J. Johansen, Mummers Theater, Oklahoma City

Renzo Piano e Richard Rogers nello stesso anno vincono un concorso a Parigi per la costruzione di un Centro di arte contemporanea;progettano un'architettura senza stile, ponendo la struttura, gli impianti e la circolazione all'esterno dell'edificio, così da lasciare lo spazio interno completamente disponibile e flessibile ai diversi utilizzi. Inoltre il Centro Pompidou dialoga con la piazza antistante, creando un nuovo modo di vivere la città contemporanea.
R. Piano e R. Rogers, Centro Pompidou, Parigi

Questo nuovo modo di concepire gli spazi, flessibili e adattabili nel tempo a seconda delle esigenze degli utenti che ne usufruiscono, è visibile anche nella famosa casa di Arancia meccanica, progettata da Richard Rogers.


Altro tema importante è quello della partecipazione; nella ricostruzione post-bellica non si tenne minimamente conto dello spazio tra la porta della propria abitazione e la strada cittadina, ossia del passaggio tra un ambiente pubblico e uno strettamente privato. Vi era il bisogno, dunque, di uno spazio intermedio tra i due e di un'architettura partecipativa.

Questo tema ebbe un particolare riscontro nel gruppo del Team X, il quale affermava l'importanza dell'uomo all'interno della città e della HUMAN ASSOCIATION.

Herman Hertzberger, nelle case sperimentali a Delft del 1967, redige un progetto basato sulla libertà degli abitanti di conformare le parti, attraverso uno spazio centrale illuminato dall'alto, circondato da ambienti che possono essere usati nel modo più adeguato per gli abitanti.


Altro architetto del Team X è Aldo Van Eyck, il quale progettò la Hubertus House nel 1973 ad Amsterdam, la casa della madre e del fanciullo; collega i due edifici sulla strada attraverso una scala, intesa come spazio collettivo. Le facciate sono completamente in acciaio e vetro per consentire il rapporto tra interno/esterno.

A. Van Eyck, Hubertus House, Amsterdam

In Danimarca questa ricerca di relazioni tra le diverse sfere del vivere è chiamata Cohousing, di cui i principi sono esposti da Jan-Gudmand-Hoyer: per la prima volta gli abitanti/clienti entrano nella fase progettuale collaborando con l'architetto.


Altro progetto simbolo della partecipazione è il Biker Wall a Newcastle di Ralph Erskine, dove crea la sede del suo studio all'interno del progetto, ambiente che è anche sala riunione per gli abitanti. Il muro dialoga con la città e allo stesso tempo racchiude il quartiere.

R. Erskine, Biker Wall, Newcastle

L'altro sessantotto


All'opposto del tema della libertà e la partecipazione dell'individuo ai processi sociali e politici, si sviluppa un altro movimento che esalta il linguaggio in sè, la sua autonomia e struttura.
Evento significativo di questa contrapposizione di movimenti è la Triennale di architettura del 1968 a Milano, organizzata da Giancarlo De Carlo, esponente del Team X, e quindi incentrata sull'impegno sociale dell'architettura; la mostra però non viene vista, in quanto viene occupata dal movimento studentesco, che addita gli architetti come nemici-borghesi.
Cinque anni dopo la Triennale riapre, riorganizzata però da Aldo Rossi, intitolata "L'architettura razionale"; alla base vi è la fiera rivendicazione dell'autonomia formale dell'architettura
Aldo Rossi codifica un linguaggio, ovviamente, anti-moderno, basato sui tipi puri di origine metafisica. 
In America emerge un gruppo di architetti, simbolo di questo astrattismo formale, i New York Five, composto da P. Eisenman, M. Graves, J. Hejduk, R. Meier e C. Gwathmey.
Eisenman nella sua tesi di dottorato parla di analisi esclusivamente formale degli edifici, di centralità dei processi linguistici e della ricerca dell'essenziale per lavorare su una chiave enigmatica. L'oggetto architettura deve esistere di per sè, non dipende dall'uomo, oggetti ed edifici sono idee.
P. Eisenmann, House II, Vermont

L'inclusivismo


Charles Jencks, architetto e critico americano, afferma l'arrivo di una nuova epoca inclusivista, dove vi è un ritorno consapevole della figurazione contro l'astrazione, il tema della memoria, l'importanza del luogo e del contesto dove si pone l'edificio. La città come nel Team X ha un ruolo importante con il ritorno della strada, della piazza e dell'ambiente urbano. 


1973: la crisi petrolifera porta alla luce il problema dell'uso indiscriminato delle risorse naturali; il centro di interesse si sposta quindi verso la conservazione ed il miglioramento di edifici esistenti. Il museo dunque assume un ruolo importante, insieme alla multifunzionalità dell'organismo, attraverso l'inserimento di diverse funzioni.

La Germania è il luogo dove si sviluppa maggiormente il tema museale con J. Stirling e H. Hollein; Stirling viene definito manierista in quanto mette insieme caratteri di architetti diversi del passato. Esempio di quest'architettura è il museo di Stoccarda, dove riprende l'idea della centralità da Schinkel, gli andamenti obliqui di Aalto, la disposizione delle finestre di Le Corbusier. In questo contesto Manfredo Tafuri assume grande rilevanza sia in Italia che nel mondo anglosassone, affermando che l'opera non indica soluzioni ma utopie, essa è significante se rappresenta un problema storico.



J. Stirling, Museo di Stato, Stoccarda

Questo tipo di architettura libertaria non ha seguito, rimane un movimento minoritario ed entra in crisi negli anni 70:

"Gli anni 60 erano pieni di speranze e poi tutti si sono depressi, e i 70 sono stati terribili." dice John Lennon nella sua ultima intervista.